È senza dubbio apprezzabile riconoscere oggi all’attuale Governo la piena attenzione e condivisione nella realizzazione di quelli che Altero Matteoli chiamava gli “anelli mancanti del Paese”, sì degli anelli mancanti che mettono in crisi la continuità funzionale dei rapporti tra il nostro impianto infrastrutturale e quello dell’intero assetto comunitario. Gli anelli mancanti individuati dal Piano Generale dei Trasporti nel 1984 erano il tunnel ferroviario Torino – Lione, la ristrutturazione del Sempione, il San Gottardo, il Brennero ed il Ponte sullo Stretto di Messina.
In realtà è utile ricordare che questi cinque anelli mancanti, pensati programmaticamente nel 1984 (cioè quaranta anni fa) rappresentavano opere per dimensione, per complessità ingegneristica (i tunnel superavano tutti i 50 Km ed il ponte aveva la campata unica più lunga al mondo) e per rilevanza finanziaria (tutti superavano i 10 miliardi di euro), difficilmente sarebbero passati da intuizioni programmatiche in concreti investimenti infrastrutturali.
Ebbene, tutto sarebbe rimasto una interessante intuizione programmatica, un apprezzabile atto lungimirante se nel 1994 Altero Matteoli responsabile trasporti del Movimento Sociale nella Commissione Trasporti della Camera insieme al democristiano Angelo Sanza non avessero richiesto formalmente al Governo dell’epoca di chiedere alle Ferrovie dello Stato un progetto di fattibilità del tunnel ferroviario del Brennero in modo da evitare i blocchi sistematici dell’Austria al transito dei TIR (ricordo che all’epoca l’Austria non era membro della Unione Europea). Sulla richiesta della Commissione Trasporti della camera dei Deputati le Ferrovie dello Stato avviarono un apposito studio di fattibilità.
Tutto, però, sarebbe rimasto ancora nell’ambito della programmazione e della progettualità se nel 2001 con il Governo Berlusconi non fosse stata data concreta attuazione alla Legge Obiettivo. In tale Legge, del dicembre 2001, era presente il Programma delle Infrastrutture Strategiche e l’anno successivo con la Legge 166 si dette avvio alla concreta copertura delle scelte strategiche. In quel Programma c’erano i cinque anelli mancanti e tra questi l’asse del Brennero.
In quel Governo al Ministero dell’Ambiente c’era Altero Matteoli che non solo seguì personalmente l’iter progettuale dell’opera e l’avvio dei primi cantieri garantendo un pieno appoggio del Dicastero sia nella definizione della Valutazione Ambientale Strategica, sia nella Verifica di Impatto Ambientale, ma, con una cadenza sistematica nelle varie riunioni dei Ministri dell’Ambente della Unione Europea, ribadì che l’opera non poteva gravare solo sul bilancio dello Stato italiano in quanto di diretto interesse della intera Unione Europea. Matteoli ricordò infatti che l’Austria aveva preannunciato il blocco del transito su strada dei TIR dal 2030 perché la Valle del In aveva raggiunto soglie di inquinamento elevatissime. In realtà, precisò l’allora Ministro Matteoli, l’anello mancante del Brennero incrinava, in modo rilevante, la fluidità dei transiti tra il Mediterraneo e l’Europa centrale.
Ma Matteoli volle anche denunciare questa obbligata essenzialità del Brennero in una lunga audizione presso la Unione Europea alla presenza del Commissario Karel Van Miert responsabile della redazione delle Reti Trans European Network (TEN – T) e, sempre in tale audizione, fece presente che condivideva pienamente la istituzione di un Corridoio ferroviario Berlino – Palermo che Matteoli definì il “Cordone ombelicale della intera Unione Europea”.
Nel 2008 Matteoli diventò Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e riattivò subito i lavori di aggiornamento delle Reti TEN – T ed in una delle riunioni storiche della Commissione Europea a Napoli ribadì la essenzialità degli anelli mancanti prima richiamati ma, soprattutto, la essenzialità di un coinvolgimento finanziario della Unione Europea nella realizzazione del tunnel del Brennero superiore al 40%.
È davvero interessante un passaggio dell’intervento di Matteoli a Bruxelles in occasione dell’aggiornamento delle Reti TEN – T: “L’Italia ha capito sin dal Piano Generale dei Trasporti la essenzialità dei valichi, la essenzialità di una offerta ridondante tra il Mediterraneo e l’Europa, la essenzialità di una osmosi certa tra territori ricchi di attività produttive determinanti per la crescita e lo sviluppo della intera Unione Europea, la essenzialità cioè di evitare rischiosi blocchi. L’Italia ha così intrapreso vere scelte che sembravano utopiche, ma senza utopia non si costruisce il futuro”.
In questi giorni che tutti comprendono la rilevanza dell’opera, in questi gironi che tutti possano verificare il concreto passaggio di una intuizione progettuale in opera vicina alla concreta funzionalità, forse sarebbe opportuno ricordare che tutto questo è stato possibile grazie ad Altero Matteoli e, soprattutto, che il Brennero, insieme agli altri valichi ed al Ponte sullo Stretto, senza la volontà e la caparbietà di Altero Matteoli sarebbero rimasti “assurdi anelli mancanti della intera Unione Europea”.